La pandemia ha imposto al settore della Sanità di trovare soluzioni per gestire efficacemente il paziente da remoto, accelerando di conseguenza la digitalizzazione del comparto.
Diverse iniziative come la dematerializzazione della ricetta e l’impiego del Fasciolo Sanitario Elettronico erano già state avanzate nel corso degli anni precedenti, ma è ‘merito’ del coronavirus se sono state concretamente implementate su tutto il territorio nazionale durante il 2020.
Con l’Ordinanza n. 651 della Protezione Civile dello scorso marzo, firmata nel pieno della pandemia, era stata introdotta la possibilità per il paziente di richiedere la ricetta dematerializzata dal medico sottoforma di Numero di Ricetta Elettronico (NRE), da comunicare al farmacista per l’erogazione della prestazione, anche con consegna a domicilio.
Quest’importante passo del SSN è stato ulteriormente esteso con il decreto per la dematerializzazione delle ricette bianche, pubblicato in gazzetta ufficiale il 15 gennaio 2021.
A partire dal 30 gennaio, verrà così introdotto il NRBE, il Numero di Ricetta Bianca Elettronico: il medico potrà quindi comunicare questo codice via email o messaggio al suo assistito, da presentare poi al farmacista.
Fino alla fine dell’emergenza sanitaria, attualmente prolungata fino al 30 aprile 2021, sarà inoltre possibile inoltrare direttamente il NRBE al farmacista e ricevere il prodotto a domicilio, evitando così rischi per la salute del cittadino.
Al termine dell’emergenza sanitaria, sarà il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) a gestire ricette elettroniche e promemoria, offrendo al cittadino la possibilità di trasmettere le informazioni al farmacista e poi ritirare i prodotti richiesti nel punto vendita, una volta confermata la presa in carico della ricetta.
Il FSE è infatti l’altro aspetto chiave della rivoluzione digitale della Sanità italiana.
Concepito originariamente nel 2012 e lanciato nel 2015, il FSE ha l’obiettivo di organizzare e centralizzare tutte le informazioni socio-sanitarie del cittadino e i relativi eventi clinici, e monitorare consumo di farmaci e aderenza terapeutica.
L’apertura del FSE, consultabile accedendo con SPID o CNS, doveva essere richiesta dal cittadino stesso, registrando però un basso tasso d’adozione.
La pandemia, però, ha imposto una più larga diffusione del FSE per gestire più efficacemente una situazione di emergenza sanitaria, ridurre la necessità di movimenti da parte dei cittadini e monitorare lo stato di salute della popolazione.
Con il Decreto Rilancio di maggio 2020 è stata quindi prevista l’attivazione automatica del FSE per tutti i cittadini e l’arricchimento della documentazione in esso contenuta, sommando i dati del SSN a quelli della sanità privata.
In particolare, il FSE riporta i dati dei tamponi, permettendo da una parte al cittadino di ottenere i referti senza dover uscire di casa e dall’altra alle autorità di monitorare il tasso di contagio.
Il risultato è un vertiginoso incremento dell’utilizzo del FSE: per esempio, +543% da gennaio a ottobre 2020 in Friuli-Venezia Giulia, mentre in Sicilia sono passati da 0 nel 2017 a 1 milione e mezzo, prevedendo di coprire i 5 milioni di abitanti entro il 2022.
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