L’introduzione della dematerializzazione della ricetta medica su tutto il territorio italiano è stato un passo molto importante nella ridefinizione del percorso paziente – medico – farmacista: vediamo con maggiore dettaglio l’evoluzione di questo strumento.
Ricetta dematerializzata: cos’è
La ricetta dematerializzata, o ricetta elettronica, è un documento digitale rilasciato da un medico chirurgo ai suoi pazienti, che consente loro di:
- acquistare in farmacia i farmaci parzialmente o completamente a carico del Sistema Sanitario Nazionale (SSN);
- richiedere prestazioni specialistiche o diagnostiche in strutture pubbliche oppure private e convenzionate con il SSN.
La ricetta dematerializzata è l’evoluzione della ricetta rossa, che fino a poco tempo fa svolgeva la sua stessa funzione utilizzando un medium analogico, ovvero un foglio di carta prestampato sul quale il medico riportava i dati, suoi e dell’assistito, e le informazioni sulla prescrizione in campi bordati, per l’appunto, di rosso.
La ricetta dematerializzata, tuttavia, non rappresenta solo un cambio di medium, poiché introduce alcune novità rispetto al suo corrispettivo cartaceo: l’acquisto del farmaco o l’erogazione della prestazione può infatti avvenire senza pagare il prezzo completo in qualsiasi regione, mentre con la ricetta cartacea ciò era possibile sono in quella in cui era stata rilasciata.
Per quanto riguarda la ricetta bianca non si può parlare di ricetta dematerializzata vera e propria, poiché i farmaci o le prestazioni prescritte sono a carico del cittadino e quindi esterne al circuito del SSN.
Tuttavia, in un’ottica di sempre maggiore digitalizzazione, sono stati comunque adottati strumenti elettronici per semplificare il percorso medico – paziente – farmacista, necessità che è stata particolarmente evidente nei mesi più critici dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia.
La storia della ricetta dematerializzata risale al 2006, con l’articolo 1 della legge numero 296 che la menziona per la prima volta e il decreto 26 marzo 2008 che disciplina le modalità della sua trasmissione; tale decreto è stato poi convertito in legge nel 2010.
È solo nel 2015 che però è stata effettivamente adottata la procedura elettronica per i soli farmaci compresi nei livelli essenziali di assistenza, avviando un processo di progressiva estensione del suo impiego negli anni successivi.
Come funziona la dematerializzazione della ricetta
La ricetta dematerializzata rientra in un percorso più ampio di digitalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale che ha l’obiettivo di ridurre i costi della Pubblica Amministrazione, semplificare l’esecuzione delle procedure ammnistrative da parte del personale sanitario e contemporaneamente offrire un servizio migliore al cittadino.
Quando il medico chirurgo deve rilasciare una ricetta medica al suo assistito deve collegarsi per via telematica al portale del Ssn, utilizzando le sue credenziali per autenticarsi.
Una volta eseguito l’accesso, il dottore deve compilare la ricetta in formato digitale, inserendo i dati del paziente e le informazioni relative alla prescrizione.
Contemporaneamente, a questa ricetta elettronica viene assegnato un codice identificativo di 15 caratteri detto NRE, acronimo di Numero di Ricetta Elettronica.
Questa sequenza viene generata dal Sistema di Accoglienza Centrale (abbreviato in Sac), che è univoca e che racchiude tutte le informazioni inerenti alla prescrizione associando a ognuno dei 15 caratteri un significato:
- dal primo al terzo indicano la regione o la provincia autonoma che ha rilasciato la prescrizione;
- il quarto e il quinto sono generati automaticamente dal SAC;
- il sesto corrisponde al lotto della prescrizione;
- dal settimo al quattordicesimo identificano un lotto assegnato dal SAC;
- l’ultimo identifica un protocollo singolo relativo all’intero lotto.
L’NRE sostituisce il codice a barre che era presente sulle ricette rosse e serve a garantire la validità della prescrizione una volta presentata al farmacista o a chi eroga la prestazione richiesta.
Il sistema del portale del SSN analizza i dati inseriti e verifica il codice fiscale prima di convalidare la domanda di prescrizione e autorizzare così il rilascio del farmaco o della visita.
Dal lato del farmacista, è necessario inserire il codice fiscale e l’NRE nel sistema Sogei per accedere ai dati della prescrizione ed erogare il farmaco, inviando contemporaneamente i dati dell’erogazione e i codici adesivi per le fustelle.
L’Ordinanza della Protezione Civile
Il 19 marzo 2020, nel pieno dell’emergenza coronavirus, il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli aveva firmato un’Ordinanza per la dematerializzazione della ricetta medica, con l’obiettivo di limitare i movimenti dei cittadini e al contempo efficientare le modalità di accesso al farmaco.
L’Ordinanza n. 651 aveva introdotto “ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”.
Nello specifico, l’Articolo 1 (“Utilizzo di strumenti alternativi al promemoria cartaceo della ricetta elettronica”), Comma 1, disponeva che:
“al momento della generazione della ricetta elettronica da parte del medico prescrittore, l’assistito può chiedere al medico il rilascio del promemoria dematerializzato ovvero l’acquisizione del Numero di Ricetta Elettronica, […] tramite:
a) trasmissione del promemoria in allegato a messaggio di posta elettronica, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore la casella di posta elettronica certificata (PEC) o quella di posta elettronica ordinaria (PEO);
b) comunicazione del Numero di Ricetta Elettronica con SMS o con applicazione per telefonia mobile che consente lo scambio di messaggi e immagini, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore il numero di telefono mobile;
c) comunicazione telefonica da parte del medico prescrittore del Numero di Ricetta Elettronica laddove l’assistito indichi al medesimo medico il numero telefonico”.
Per quanto riguarda il farmacista, invece, il Comma 6 disponeva che:
“per l’erogazione della ricetta elettronica, la struttura di erogazione acquisisce il Numero di Ricetta Elettronica unitamente al codice fiscale riportato sulla Tessera Sanitaria dell’assistito a cui la ricetta stessa è intestata”.
Il Comma 7 aggiungeva che:
“per le finalità di rendicontazione alla ASL di competenza, la farmacia registra l’avvenuta erogazione della prescrizione farmaceutica, trasmettendo al SAC (anche tramite il SAR) le informazioni della erogazione, sia parziale che totale, della prestazione. […] Contestualmente la farmacia annulla le fustelle dei farmaci erogati apponendo sulle stesse, ben visibile e con inchiostro indelebile, la lettera "X" salvo diversa indicazione regionale”.
Per riassumere, nel corso dell’emergenza coronavirus è stata data la possibilità:
- al paziente di richiedere la ricetta dematerializzata, ricevendo il Numero di Ricetta Elettronico (NRE) via e-mail, sms, applicazione mobile di instant messaging (come WhatsApp) o telefono, a seconda delle sue preferenze;
- al farmacista di fornire il farmaco previa verifica che il NRE presentato fosse correttamente associato al codice fiscale del cliente, comunicando al SAC l’erogazione della prestazione e annullando le relative fustelle.
Dematerializzazione ed emergenza coronavirus
L’Ordinanza è stata promulgata in risposta allo stato emergenziale causata dal coronavirus nei mesi più critici del 2020, tuttavia fin dall’introduzione di questa novità era ragionevole prevedere che la ricetta dematerializzata avrebbe continuato a essere impiegata anche dopo il rientro della crisi per due motivi.
Il primo è che una volta predisposti gli strumenti tecnologici per supportare questa dematerializzazione e adottati da medici, farmacisti e pazienti non ci sarebbe stato alcun reale vantaggio a fare un passo indietro, e anzi sarebbero stati proprio i soggetti coinvolti a promuoverne l’adozione definitiva se dimostratosi efficiente.
In secondo luogo, al momento dell’emanazione dell’Ordinanza, la dematerializzazione della ricetta non era certo una novità: come già detto, si trattava di un processo che era stato già avviato nel 2016, ma ancora appesantito dalla presenza di un promemoria cartaceo che aveva impedito una totale dematerializzazione.
A questa prima fase doveva seguire una totale dematerializzazione della ricetta, senza l’impiego di alcun supporto fisico, e l’emergenza coronavirus ha costretto ad accelerare la transizione, rendendo possibile il completamento a livello nazionale di un percorso di digitalizzazione iniziato ormai quattro anni prima.
Come si usa il promemoria
Il promemoria cartaceo è stato infatti un aspetto che ha a lungo impedito una completa dematerializzazione.
Oltre a ricevere il Numero di Ricetta Elettronico, all’assistito veniva offerta la possibilità di avere anche un promemoria cartaceo, che altro non era se non la stampa dei dati riportati sulla ricetta dematerializzata.
Ci si è quindi trovati in una situazione di contraddizione: anche se per il paziente era sufficiente avere il NRE e la sua tessera sanitaria per accedere al farmaco o alla prestazione prescritta, gli veniva fornito ugualmente un medium fisico.
Bisogna anche dire che c’era il vantaggio che il promemoria cartaceo non era stampato sulla particolare carta che veniva precedentemente usata per la ricetta rossa, bensì su un normale foglio A5: si aveva quindi una riduzione dei costi, ma non un loro completo annullamento.
Il promemoria cartaceo doveva essere semplicemente presentato nella farmacia o nella struttura sanitaria, permettendo così al personale di accedere agli estremi della prescrizione, controllare l’autenticità ed erogare il prodotto o il servizio richiesti.
L’impiego del promemoria cartaceo era stato pensato come un momento di transizione verso la completa dematerializzazione, assecondando una tendenza tipicamente italiana di resistenza al cambiamento, soprattutto quando si parla di digitale.
Di fatto, il promemoria cartaceo era inutile, poiché in caso di suo smarrimento faceva fede la ricetta dematerializzata e quindi non era obbligatorio da presentare.
Al tempo stesso, bisogna ammettere che il promemoria cartaceo aveva il vantaggio di fornire le informazioni della ricetta dematerializzata anche in caso di assenza di connessione a internet o malfunzionamenti del portale, ma si tratta comunque di eventualità poco frequenti.
L’emergenza coronavirus ha quindi aiutato a liberarsi di questo supporto anacronistico e accelerare una reale dematerializzazione della ricetta.
Quando non può essere usata la ricetta dematerializzata
La ricetta dematerializzata viene utilizzata per tutti i farmaci e le prestazioni completamente o parzialmente a carico del SSN, a eccezione delle prescrizioni per:
- Bombole di ossigeno;
- Farmaci che fanno parte della distribuzione per conto;
- Farmaci che rientrano nella classe C;
- Farmaci che causano alterazioni psicofisiche, ovvero i cosiddetti stupefacenti;
- Farmaci che devono essere associati a un piano terapeutico redatto dall’AIFA;
- Farmaci che vengono prescritti ‘a domicilio’, ovvero nella casa del paziente o in una struttura residenziale assistenziale;
- Sostanze che hanno effetti sul sistema nervoso, ovvero le cosiddette psicotrope.
Come già detto, il sistema della dematerializzazione della ricetta non è applicato ai farmaci prescritti con ricetta bianca, anche se è stata sperimentata la possibilità di fornire queste prescrizioni con altro medium elettronico.
La ricetta dematerializzata, inoltre, non può essere usata:
- Dopo 30 giorni dalla sua emissione poiché la sua validità è di un mese, dopo il quale è necessario ritornare dal medico per una nuova prescrizione;
- Più di una volta, non è cioè ripetibile e, per quanto riguarda il suo impiego in farmacia, può essere usata per l’acquisto di al massimo due confezioni del farmaco nel suo formato più piccolo, salvo diverse indicazioni del medico.
Vantaggi della dematerializzazione
Durante l’emergenza del coronavirus, la possibilità di inviare gli estremi della ricetta impiegando i canali digitali ha permesso di risparmiare al paziente lo spostamento per recarsi dal medico curante, riducendo così i rischi per il cittadino e il traffico nell’ambulatorio.
Inoltre, l’associazione di un numero univoco alla ricetta ha consentito al farmacista di verificare la correttezza della prescrizione e l’identità dell’assistito da remoto, e di comunicare l’erogazione della prestazione al sistema o all’ASL regionale.
In questo modo è stato possibile eliminare anche il passaggio in farmacia grazie alla consegna domiciliare: durante l’emergenza è stato garantito dalla Croce Rossa Italiana per i pazienti incapaci di recarsi in farmacia, ma è anche stato messo a disposizione dal farmacista stesso o da società terze.
Questi vantaggi però possono essere estesi anche in situazioni non emergenziali, poiché accorciano sensibilmente il percorso paziente – medico – farmacista e offrono maggiore comodità per il cittadino: in teoria si può ridurre a un solo passaggio l’accesso a un farmaco etico.
La dematerializzazione della ricetta, inoltre, aiuta il SSN a:
- limitare gli errori nella prescrizione e nell’erogazione dei farmaci;
- svolgere attività di farmacovigilanza e di controllo da parte delle ASL;
- diminuire i costi.
Questo sistema offre vantaggi diretti anche al farmacista, poiché grazie al NRE può accedere automaticamente a tutti i dati relativi alla ricetta e alla gestione clinica del paziente semplificando il disbrigo della burocrazia, e al medico curante, poiché può digitalizzare completamente la prescrizione senza doversi procurare supporti fisici.
Sono quindi diversi gli attori del settore farmaceutico che stanno spingendo per rendere definitiva l’implementazione della dematerializzazione della ricetta, investendo in sistemi per supportare la digitalizzazione del percorso terapeutico paziente – medico – farmacista.
Per esempio, società specializzate in sistemi gestionali per la farmacia, come Pharmagest e Wingesfarm, hanno avviato progetti per facilitare l’invio del NRE al farmacista.
Attività di consegna a domicilio, come già detto, stanno già fornendo la possibilità di delegare il ritiro di un farmaco etico attraverso la comunicazione del NRE e del codice fiscale, e qualora questo servizio non fosse a disposizione si può ricorrere al click-and-collect, per far preparare con anticipo l’ordine e ritirarlo all’orario concordato.
Le applicazioni sono uno strumento valido per trasmettere le informazioni della ricetta, permettendo all’assistito di ricevere e inviare testi e immagini e collegare così efficacemente paziente – medico – farmacista, e per supportare il titolare della farmacia nella gestione degli ordini.
Il settore, quindi, vuole cogliere quest’occasione per rendere più accessibile il farmaco, integrando a tutti gli effetti la ricetta digitale nel processo di vendita e creando valore per tutti i soggetti coinvolti.